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Abusi edilizi, quando possono essere trasformati in edifici pubblici

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Cassazione: la demolizione deve essere sempre eseguita, ma in determinati casi il Comune può decidere a sua discrezione

Un edificio abusivo ha due strade: può essere demolito o essere acquisito dal Comune e destinato ad ospitare attività di interesse pubblico. Il Comune può decidere a sua discrezione, ma deve rispettare dei limiti ben precisi, spiegati dalla Cassazione con la sentenza 23360/2021.

 

Edificio abusivo e ordine di demolizione, il caso

I giudici si sono pronunciati sul caso di un abuso edilizio, consistente nella realizzazione di due appartamenti collegati da una scala interna. La costruzione degli immobili era avvenuta senza permesso di costruire e in violazione della normativa antisismica. Il Comune aveva imposto la demolizione al responsabile dell’abuso, ma questi non aveva adempiuto. Il Comune aveva quindi deciso di non procedere d’ufficio alla demolizione, ma di acquisire il manufatto e destinarlo ad edilizia sociale. Il Giudice dell’esecuzione, tuttavia, aveva considerato troppo generico l’operato del Comune e confermato la demolizione.

 

Edificio abusivo, quando il Comune può evitare la demolizione

Il Comune ha quindi fatto ricorso contro l’ordine di demolizione, sostenendo che la decisione di destinare il manufatto ad edilizia residenziale pubblica rientra tra i suoi poteri discrezionali. A detta del sindaco, inoltre, la zona in cui era ubicato l’immobile era dotata di opere di urbanizzazione, la costruzione non contrastava con gli interessi urbanistici, ambientali e di rispetto dell’assetto idrogeologico e l’intero territorio comunale non era assoggettato a vincoli paesaggistici o ambientali. I giudici hanno confermato che il Comune ha il potere di decidere a sua discrezione sulla sorte di un abuso edilizio, ma hanno spiegato i limiti di tale potere.
La Cassazione ha innanzitutto spiegato che l’ordine di demolizione deve essere eseguito in ogni caso. La demolizione può essere evitata se:
– il manufatto non contrasta con rilevanti interessi urbanistici o ambientali;
– il Comune adotta una formale delibera da cui emerga l’esistenza di tali presupposti;
– nella delibera del Comune sia indicato l’interesse pubblico al mantenimento del manufatto, da destinare ad edificio pubblico.
La trasformazione in edificio pubblico deve essere certa, cioè presentare tempi di attuazione precisi, e non essere indicata in modo generico ed eventuale. 
Dal momento che, nella delibera del Comune, non erano indicati con precisione i termini e le modalità con cui il manufatto, ancora al grezzo, sarebbe stato trasformato in edificio pubblico, la Cassazione ha respinto il ricorso del comune e confermato l’ordine di demolizione.

Credit by Edilportale

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