
In Parlamento chiesto l’allungamento delle misure introdotte da Sblocca Cantieri e DL Semplificazioni. Antitrust propone la sospensione totale
Codice Appalti, continuare con le semplificazioni dello Sblocca Cantieri
Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, intervenuto martedì in Commissione Lavori Pubblici del Senato, ha spiegato che una commissione ad-hoc, costituita con l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) si sta occupando della possibilità di prorogare le deroghe al Codice Appalti contenute nei decreti Sblocca Cantieri e Semplificazioni. Lo Sblocca Cantieri, lo ricordiamo, ha introdotto temporaneamente norme molto impattanti sui contratti pubblici: ha elevato dal 30% al 40% il tetto al subappalto, ha sospeso l’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in sede di offerta, ha previsto la possibilità di affidare i contratti di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla base del progetto definitivo (ad esclusione dei lavori che prevedono il rinnovo o la sostituzione di parti strutturali di opere e impianti), ha liberalizzato l’appalto integrato.
Alcune di queste deroghe, che dovevano essere temporanee, sono state già prorogate dal Milleproroghe fino al 30 giugno 2021, ma il Governo potrebbe decidere di andare oltre. Il Decreto Semplificazioni ha inoltre disposto l’affidamento diretto degli incarichi di progettazione fino a 75mila euro e dei lavori fino a 150mila euro, nonché la nomina di commissari per le opere complesse. Si tratta di deroghe che saranno in vigore fino al 31 dicembre 2021, ma anche in questo caso, il Governo potrebbe ritenere necessario un allungamento di questi termini. Il Ministro Giovannini, rispondendo ad alcune domande sui tempi di realizzazione delle 58 opere prioritarie previste dallo Sblocca Cantieri, ha affermato che “i cantieri all’opera il giorno dopo è un’aspettativa irrealistica per le 58 opere, perché vi sono impedimenti strutturali”. Il Governo sta quindi valutando l’estensione delle proroghe, anche se nell’immediato non si conosce la portata di tali misure.
Codice Appalti, l’ipotesi di sospensione totale
Una idea decisamente forte è arrivata dall’Antitrust, che nell’ambito delle proposte in materia di legge sulla concorrenza, ha chiesto al Governo la sospensione del Codice Appalti.
Secondo l’idea dell’Antitrust, i contratti pubblici sarebbero regolati solo dalle Direttive comunitarie. Un’ipotesi giuridicamente singolare dal momento che solo i regolamenti europei sono direttamente applicabili nell’ordinamento interno, mentre le Direttive hanno bisogno di un decreto di recepimento.
In questa fase emergenziale, verrebbero eliminati immediatamente vincoli sul subappalto, l’avvalimento, l’appalto integrato, i criteri di valutazione delle offerte, l’obbligo di nomina dei commissari esterni.
La sospensione sarebbe temporanea, mentre nel medio periodo si dovrebbe procedere ad una revisione del Codice. Il nuovo testo, a parere dell’Antitrust, dovrebbe dare più spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti.
Il periodo di sospensione potrebbe durare per il tempo necessario a realizzare gli investimenti del Recovery Plan ed essere limitato a queste opere oppure avere una portata generalizzata. Anche in questo caso si aprono più scenari.
Ricordiamo che la proposta di sospensione del Codice Appalti non è nuova. Matteo Salvini nel 2019, quando ricopriva la carica di vicepremier, ha proposto un’idea analoga e nei giorni scorsi, parlando alla Scuola di formazione politica della Lega, l’ha ribadita affermando che, per concretizzare i progetti del Recovery Plan, non si deve solo “cancellare ma anche macerare, maciullare, frantumare, azzerare il Codice degli Appalti”. Una richiesta di moratoria del Codice Appalti è arrivata anche dal sindaco di Firenze, Dario Nardella.
Oggi, come allora, la proposta di sospensione genera preoccupazione. L’Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, dei Servizi di Efficienza Energetica – ESCo e Facility Management, aderente a Confindustria (Assistal) ritiene che negli ultimi trent’anni è stato raggiunto un equilibrio normativo, che verrebbe stravolto con il riferimento troppo generico alle norme comunitarie, e che il Codice dei Contratti rappresenta la sintesi di anni e anni di confronto per il miglioramento della regolazione del mercato. I sindacati FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno diramato una nota affermando che, pur essendo interessati a spendere presto e bene le risorse del Recovery Fund, “non siamo disponibili a destrutturazioni delle regole e delle tutele, come di fatto ha proposto l’Antitrust”.